Nuovo piano cave della Regione: un danno per Verona

La giunta regionale del Veneto ha adottato un aggiornamento al PRAC (Piano Regionale per l’Attività di Cava) aumentando i volumi di estrazione per sabbia e ghiaia da 9,5 a 14,5 milioni di metri cubi. In particolare nella provincia di Verona si passerà da un volume autorizzabile di 5 milioni di metri cubi a 8,5. In altre parole Verona era e sarà il territorio maggiormente sfruttato del Veneto. Ciò comporta grossi rischi ambientali legati all’inquinamento delle falde acquifere, in termini di emissioni e consumi energetici, per il traffico pesante che graviterà intorno alle cave e sul territorio.

Ma come la storia ci ha purtroppo dimostrato, le cave rappresentano un enorme rischio per il futuro: infatti le discariche presenti e che vengono tutt’oggi richieste si trovano nei siti dove vi erano delle vecchie cave.

Si tratta quindi di norme molto pericolose per tutto il territorio veronese e in particolare in quei comuni dove vi sono già delle cave attive (Valeggio sul Mincio, Sommacampagna, Villafranca, Pescantina, Bussolengo, Verona). Norme fatte senza nessun passaggio in consiglio regionale e senza nessuna trasparenza e condivisione; lasciando ai comuni 60 giorni per fare osservazioni nel periodo di luglio e agosto. Norme che prevedono anche l’ampliamento di cave esistenti e la creazione di nuove cava, possibilità che nel vecchio Piano Cave del 2018 era proibita.

Il Partito Democratico sta chiedendo l’allungamento dei tempi per fare osservazioni al Piano e che l’ultima parola spetti al consiglio regionale. Molti comuni, anche grazie all’interesse dei consiglieri PD, stanno scrivendo delle osservazioni per cercare di limitare i danni che queste nuove norme comporteranno sul nostro territorio.