Nel Consiglio Comunale di questa sera è stata approvata la mia mozione che impegna la Giunta Comunale ad acquisire da Reti Ferroviarie Italiane il sedime della pista ciclo-pedonale “La vecchia ferrovia” tra Santa Lucia e Golosine.
Realizzata durante l’amministrazione Zanotto, la pista ciclabile rappresenta uno dei gioielli della Quarta Circoscrizione. Il terreno è di proprietà di Reti Ferroviarie Italiane (RFI) che l’ha concesso in comodato gratuito al Comune di Verona. Questo accordo di comodato è scaduto nel 2021 e non è più rinnovabile; il Comune deve acquisire l’area o riconsegnare ad RFI l’area “in pristino stato”, cioè smantellando la ciclabile.
Siccome quest’ultima soluzione non è praticabile, ho chiesto in accordo con l’assessore al bilancio Michele Bertucco che il Comune acquisisca l’area e chiuda definitivamente questa situazione di incertezza che dura da quasi quattro anni.
Il prossimo passo sarà chiudere l’accordo con RFI per l’acquisizione dell’area e regalare una volta per tutte questa infrastruttura ai quartieri e ai suoi cittadini.
Il tema sicurezza in città è un tema vero. Molte sono le azioni e le iniziative che questa amministrazione comunale ha messo in atto per reprimere e prevenire le situazioni critiche.
Ma non si può più sentire l’ipocrisia della destra che a Verona chiede al Comune di assumere più vigili e investire più risorse, mentre a Roma taglia i fondi ai Comuni (-8,2 milioni di euro in tre anni al Comune di Verona) e blocca il turnover del personale al 75% (cioè per ogni 100 che vanno in pensione se ne possono assumere 75).
Sopra il mio intervento al riguardo in Consiglio Comunale.
Sono stato ospite alla trasmissione “Cronache dalla provincia” insieme agli altri consiglieri provinciali e al Presidente Pasini. Ho avuto l’occasione di presentarmi e soprattutto di presentare il mio ruolo in Consiglio provinciale con la delega alle politiche per il lavoro.
La giunta regionale del Veneto ha adottato un aggiornamento al PRAC (Piano Regionale per l’Attività di Cava) aumentando i volumi di estrazione per sabbia e ghiaia da 9,5 a 14,5 milioni di metri cubi. In particolare nella provincia di Verona si passerà da un volume autorizzabile di 5 milioni di metri cubi a 8,5. In altre parole Verona era e sarà il territorio maggiormente sfruttato del Veneto. Ciò comporta grossi rischi ambientali legati all’inquinamento delle falde acquifere, in termini di emissioni e consumi energetici, per il traffico pesante che graviterà intorno alle cave e sul territorio.
Ma come la storia ci ha purtroppo dimostrato, le cave rappresentano un enorme rischio per il futuro: infatti le discariche presenti e che vengono tutt’oggi richieste si trovano nei siti dove vi erano delle vecchie cave.
Si tratta quindi di norme molto pericolose per tutto il territorio veronese e in particolare in quei comuni dove vi sono già delle cave attive (Valeggio sul Mincio, Sommacampagna, Villafranca, Pescantina, Bussolengo, Verona). Norme fatte senza nessun passaggio in consiglio regionale e senza nessuna trasparenza e condivisione; lasciando ai comuni 60 giorni per fare osservazioni nel periodo di luglio e agosto. Norme che prevedono anche l’ampliamento di cave esistenti e la creazione di nuove cava, possibilità che nel vecchio Piano Cave del 2018 era proibita.
Il Partito Democratico sta chiedendo l’allungamento dei tempi per fare osservazioni al Piano e che l’ultima parola spetti al consiglio regionale. Molti comuni, anche grazie all’interesse dei consiglieri PD, stanno scrivendo delle osservazioni per cercare di limitare i danni che queste nuove norme comporteranno sul nostro territorio.
Un importante intervento di riqualificazione urbana è in arrivo in via del Capitel, a Borgo Trieste, grazie ai fondi PNRR e al lavoro dell’assessora all’urbanistica Bissoli.
Si tratta di un’area di 7720 mq, oggi in stato di abbandono e degrado, che verrà recuperata e restituita alla città. Nello specifico verranno realizzati 120 alloggi per studenti universitari, la nuova sede della Croce Verde con una sala civica comunale da 97 posti, una piccola area verde, una mensa/bar aperti a tutti e altri servizi per studenti e cittadini.
Sempre con questo intervento verrà realizzata una pista ciclabile e saranno riordinati e aumentati i parcheggi nel tratto iniziale di via del Capitel.
Un’opera importante che va a rispondere all’emergenza abitativa degli studenti fuori sede, alla necessità di nuovi spazi per la Croce Verde di Verona e alla Circoscrizione che può vedere recuperato un luogo ricettacolo di insicurezza e in disuso.
Era un incubo che in Stazione Porta Nuova durava da almeno un anno. Scippi, rapine, accoltellamenti, violenze ai danni di chiunque. Non solo la Stazione, ma anche altri luoghi del centro o in prossimità degli scali ferroviari di Porta Nuova e Porta Vescovo ormai stavano diventando invivibili e terra di quelle che si sono rivelate vere e proprie bande criminali.
Grazie al maxi blitz della Polizia avvenuto nella mattinata del 23 luglio, frutto di 10 mesi di indagini, tutto questo è finito e questi luoghi possono essere finalmente restituiti ai cittadini.
Un esempio di sicurezza, quella vera, che dimostra la serietà e la presenza sul territorio delle forze dell’ordine, vere titolari della pubblica sicurezza.
Il Comune, che in questi mesi ha sempre partecipato e promosso i tavoli di coordinamento tra prefetto e forze di polizia, ha ora il compito di mantenere vivi e curati questi luoghi e quelli dove ancora vi sono criticità, soprattutto nei quartieri periferici.
Il 18 luglio sono diventato consigliere provinciale di Verona. Le elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale si sono tenute lo scorso 16 marzo ed ero risultato sesto; primo dei non eletti della lista di centrosinistra “Rete!”. Ora, in seguito alla decadenza dalla carica di una consigliera di San Bonifacio, ho l’onore di subentrare in questo prestigioso ente.
Dopo la riforma delle Province Renzi-Delrio, che le ha declassate a enti di secondo livello, le elezioni per il consiglio provinciale avvengono ogni due anni e solo sindaci e consiglieri comunali possono votare ed essere votati.
Oggi le province mantengono competenze molto importanti in diversi settori come l’ambiente, il trasporto pubblico (ATV), l’edilizia scolastica, la viabilità, i lavori pubblici, la rappresentanza in molti enti e altro ancora.
Ce la metterò tutta per essere all’altezza di questo incarico e sarà mia cura tenervi informati dell’attività del consiglio provinciale.
Il Consiglio Comunale di Verona ha approvato lo stanziamento di 24.775.291 euro di avanzo del bilancio 2023. Soldi che in larga parte saranno utilizzati nel corso del 2024 per finanziare opere pubbliche e interventi molto importanti su tutto il territorio cittadino. Scelte che hanno un chiaro indirizzo politico: rispondere ad alcune emergenze (1,5 milioni ad Agec per i riatti; interventi straordinari sulle strade) e realizzare opere pubbliche che i quartieri chiedono e necessitano da tanto tempo. Queste le voci più importanti: – 1,5 milioni ad Agec per i riatti degli appartamenti. – 2,4 milioni alle Circoscrizioni per la manutenzione delle strade. – 2,7 milioni per i lavori di adeguamento statico del cavalcavia di viale Piave. – 1,7 milioni per il recupero di Palazzo Bocca Trezza a Veronetta. – 2,1 milioni per l’Arsenale. – 149.000 per il rifacimento del viale del cimitero in via Santa Elisabetta a Santa Lucia. – 750.000 per Ponte Nuovo. – 149.000 euro per il rifacimento di strada del Brennero e di piazza del Porto a Parona. – 550.000 per gli Scavi Scaligeri. – 900.000 per interventi di conservazione, valorizzazione e fruizione dell’Anfiteatro Arena. – 400.000 euro in favore della riqualificazione di piazza Brà Molinari. – 450.000 euro per lavori di manutenzione straordinaria nei Musei civici. – 250.000 euro per le opere di completamento dell’impianto sportivo del Parco Polisportivo Spianà. – 314.000 euro per la manutenzione degli impianti sportivi cittadini.
Ieri sera il Consiglio Comunale ha approvato un mio ordine del giorno per chiedere l’installazione di una tettoia o una struttura per poter lasciare i passeggini nei momenti di entrata e uscita dalla scuola in tutti quegli asili nido che ad oggi ne sono sprovvisti, creando continui disagi ai genitori nei giorni di pioggia. Si tratta degli asili “La Piuma”, “Pollicino”, “La Fiaba” in Prima Circoscrizione; “L’albero verde” a Borgo Nuovo; “Il Cucciolo” alla Golosine; “La Coccinella” a Borgo Roma; “L’Aquilone” a San Michele.
Un grande grazie all’assessora Elisa La Paglia che ha mappato gli asili che ne hanno necessità e ha già preso in carico il problema.
Si sta giustamente parlando sempre di più del futuro della Marangona e delle conseguenze che questo implica. Ma andiamo per ordine.
La Marangona è un’area di 1,5 milioni di mq (più grande del quartiere Golosine) situata nella parte sud-ovest della città. Si tratta di un grande triangolo, oggi prevalentemente ad uso agricolo, delimitato dalle ferrovie Verona-Bologna, Verona-Mantova e dalla tangenziale sud.
Da decenni quest’area è destinata allo sviluppo nel campo dell’innovazione e della ricerca, grazie in particolare alla posizione strategica in cui si trova: 1) esterna alla città; 2) vicina all’aeroporto, alla linea ferroviaria e alle tangenziali; 3) a due passi dai caselli di Verona sud e Verona nord; 4) a sud dell’interporto Quadrante Europa e del nuovo scalo merci; 5) attraversata e collegata dalla futura Strada di Gronda. Il destino della Marangona è regolato dal PAQE (Piano d’Area del Quadrante Europa), aggiornato l’ultima volta nel 2006 e di competenza regionale. Il Consorzio Zai è l’ente che ha il compito di gestire la Marangona, ovviamente in accordo con il Comune e la Provincia. Negli anni, e in particolare durante le amministrazioni Tosi e Sboarina, si è parlato della Marangona come luogo per accogliere le più fantasiose e irrealistiche proposte: dal cimitero verticale, all’ikea, passando per il nuovo stadio. In concreto gli unici passi avanti realizzati prima dell’amministrazione Tommasi sono stati l’aver diviso l’area in 5 lotti distinti da sviluppare individualmente, l’aver venduto uno di questi lotti (Corte Alberti) ad una grande azienda di logistica e aver realizzato un Masterplan per progettare lo sviluppo complessivo dell’area.
Il Partito Democratico in tutti questi anni ha sempre avuto una posizione chiara su ciò che deve succedere alla Marangona: è un’area vocata allo sviluppo nell’ambito dell’innovazione e della ricerca; in tal senso può essere l’occasione per creare lavoro di qualità in sinergia con l’Università di Verona e allo stesso tempo essere compatibile con edifici e impianti sostenibili dal punto di vista ambientale e del consumo di suolo. Il Masterplan realizzato dal noto urbanista veronese Giulio Saturni, denominato “Masterplan Marangona 2030”, prevede proprio questo, immaginando una nuova parte della città strettamente connessa con i quartieri e accessibile e usufruibile dai cittadini; il Masterplan rappresenta dunque il punto di partenza e di riferimento per il futuro di quest’area. Per questo ci siamo sempre opposti con forza all’uso della Marangona per fini commerciali e di logistica, in quanto queste destinazioni non produrrebbero alcun beneficio alla città, nessuno sviluppo nell’ambito del terziario avanzato e viceversa creerebbero disagi in termini ambientali, di traffico e di consumo di suolo.
E veniamo all’oggi. Tra maggio e giugno 2024 viene definito l’accordo di programma tra Comune, Provincia e Consorzio Zai per lo sviluppo della Marangona, accordo che entro i primi di luglio dovrà essere ratificato dal Consiglio Comunale. Con questo accordo potrà partire la realizzazione del lotto di Corte Alberti (già deciso dalla Giunta Sboarina) e si potrà procedere con la progettazione degli altri 4 lotti che, come previsto nell’accordo, dovranno “trovare attuazione in modo equilibrato e coerente, secondo i criteri funzionali fissati da un Masterplan che i soggetti sottoscrittori del presente accordo si impegnano ad approvare prima della presentazione dei Piani Urbanistici Attuativi (PUA) relativi ai restanti Ambiti Unitari di Intervento (AIU 2-3-4-5) previe forme di consultazione e di partecipazione dei soggetti portatori di interessi, in una prospettiva di transizione ecologica e di valorizzazione ecosistemica con particolare riferimento alla permeabilizzazione dei terreni e alla capacità drenante delle aree anche in riferimento a fenomeni estremi e al concetto di positive energy district, con indicazione di edifici autosufficienti dal punto di vista energetico e senza l’utilizzo di combustibili fossili per il loro sostentamento e con approccio di tutela e valorizzazioni delle biodiversità nelle aree verdi”.
I punti critici:
Nell’accordo di programma si fa riferimento ad un masterplan, senza specificare quale.
Si è persa l’occasione per essere molto più chiari su quali destinazioni dare agli altri 4 lotti, in particolare non si è posto uno stop alla logistica che quindi rimane ancora possibile in futuro.
La mancanza di un vero dialogo all’interno della maggioranza e con associazioni e cittadini ha creato profonde crepe nella coalizione e nei mondi che rappresentiamo e che ci hanno sostenuto.
Note positive:
L’accordo di programma, rimandando la progettazione degli altri 4 lotti dopo la sottoscrizione di un masterplan e di Piani urbanistici attuativi, lascia ancora aperto il destino della Marangona. In altre parole, non c’è scritto da nessuna parte che si cementifica o che si fa tutta logistica.
Anzi. Nella delibera che voteremo in Consiglio Comunale c’è scritto chiaramente che la destinazione logistica-distributiva è da ritenersi integralmente attuata con il lotto 1 di Corte Alberti.
L’amministrazione comunale si impegna ad approvare il Masterplan Marangona 2030 entro il 2024.
È chiaro quindi che siamo di fronte ad un passaggio importante e delicato che genera comprensibili e condivisibili preoccupazioni (che ho anche io). Credo però che l’idea di un nuovo modello di sviluppo della città, alternativo alla destra, non sia cambiato rispetto alla campagna elettorale. Saper amministrare vuol dire anche saper superare queste difficoltà rimanendo uniti e non dimenticando la visione generale del lavoro che a fatica stiamo facendo.