Era un incubo che in Stazione Porta Nuova durava da almeno un anno. Scippi, rapine, accoltellamenti, violenze ai danni di chiunque. Non solo la Stazione, ma anche altri luoghi del centro o in prossimità degli scali ferroviari di Porta Nuova e Porta Vescovo ormai stavano diventando invivibili e terra di quelle che si sono rivelate vere e proprie bande criminali.
Grazie al maxi blitz della Polizia avvenuto nella mattinata del 23 luglio, frutto di 10 mesi di indagini, tutto questo è finito e questi luoghi possono essere finalmente restituiti ai cittadini.
Un esempio di sicurezza, quella vera, che dimostra la serietà e la presenza sul territorio delle forze dell’ordine, vere titolari della pubblica sicurezza.
Il Comune, che in questi mesi ha sempre partecipato e promosso i tavoli di coordinamento tra prefetto e forze di polizia, ha ora il compito di mantenere vivi e curati questi luoghi e quelli dove ancora vi sono criticità, soprattutto nei quartieri periferici.
Il 18 luglio sono diventato consigliere provinciale di Verona. Le elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale si sono tenute lo scorso 16 marzo ed ero risultato sesto; primo dei non eletti della lista di centrosinistra “Rete!”. Ora, in seguito alla decadenza dalla carica di una consigliera di San Bonifacio, ho l’onore di subentrare in questo prestigioso ente.
Dopo la riforma delle Province Renzi-Delrio, che le ha declassate a enti di secondo livello, le elezioni per il consiglio provinciale avvengono ogni due anni e solo sindaci e consiglieri comunali possono votare ed essere votati.
Oggi le province mantengono competenze molto importanti in diversi settori come l’ambiente, il trasporto pubblico (ATV), l’edilizia scolastica, la viabilità, i lavori pubblici, la rappresentanza in molti enti e altro ancora.
Ce la metterò tutta per essere all’altezza di questo incarico e sarà mia cura tenervi informati dell’attività del consiglio provinciale.
Il Consiglio Comunale di Verona ha approvato lo stanziamento di 24.775.291 euro di avanzo del bilancio 2023. Soldi che in larga parte saranno utilizzati nel corso del 2024 per finanziare opere pubbliche e interventi molto importanti su tutto il territorio cittadino. Scelte che hanno un chiaro indirizzo politico: rispondere ad alcune emergenze (1,5 milioni ad Agec per i riatti; interventi straordinari sulle strade) e realizzare opere pubbliche che i quartieri chiedono e necessitano da tanto tempo. Queste le voci più importanti: – 1,5 milioni ad Agec per i riatti degli appartamenti. – 2,4 milioni alle Circoscrizioni per la manutenzione delle strade. – 2,7 milioni per i lavori di adeguamento statico del cavalcavia di viale Piave. – 1,7 milioni per il recupero di Palazzo Bocca Trezza a Veronetta. – 2,1 milioni per l’Arsenale. – 149.000 per il rifacimento del viale del cimitero in via Santa Elisabetta a Santa Lucia. – 750.000 per Ponte Nuovo. – 149.000 euro per il rifacimento di strada del Brennero e di piazza del Porto a Parona. – 550.000 per gli Scavi Scaligeri. – 900.000 per interventi di conservazione, valorizzazione e fruizione dell’Anfiteatro Arena. – 400.000 euro in favore della riqualificazione di piazza Brà Molinari. – 450.000 euro per lavori di manutenzione straordinaria nei Musei civici. – 250.000 euro per le opere di completamento dell’impianto sportivo del Parco Polisportivo Spianà. – 314.000 euro per la manutenzione degli impianti sportivi cittadini.
Ieri sera il Consiglio Comunale ha approvato un mio ordine del giorno per chiedere l’installazione di una tettoia o una struttura per poter lasciare i passeggini nei momenti di entrata e uscita dalla scuola in tutti quegli asili nido che ad oggi ne sono sprovvisti, creando continui disagi ai genitori nei giorni di pioggia. Si tratta degli asili “La Piuma”, “Pollicino”, “La Fiaba” in Prima Circoscrizione; “L’albero verde” a Borgo Nuovo; “Il Cucciolo” alla Golosine; “La Coccinella” a Borgo Roma; “L’Aquilone” a San Michele.
Un grande grazie all’assessora Elisa La Paglia che ha mappato gli asili che ne hanno necessità e ha già preso in carico il problema.
Si sta giustamente parlando sempre di più del futuro della Marangona e delle conseguenze che questo implica. Ma andiamo per ordine.
La Marangona è un’area di 1,5 milioni di mq (più grande del quartiere Golosine) situata nella parte sud-ovest della città. Si tratta di un grande triangolo, oggi prevalentemente ad uso agricolo, delimitato dalle ferrovie Verona-Bologna, Verona-Mantova e dalla tangenziale sud.
Da decenni quest’area è destinata allo sviluppo nel campo dell’innovazione e della ricerca, grazie in particolare alla posizione strategica in cui si trova: 1) esterna alla città; 2) vicina all’aeroporto, alla linea ferroviaria e alle tangenziali; 3) a due passi dai caselli di Verona sud e Verona nord; 4) a sud dell’interporto Quadrante Europa e del nuovo scalo merci; 5) attraversata e collegata dalla futura Strada di Gronda. Il destino della Marangona è regolato dal PAQE (Piano d’Area del Quadrante Europa), aggiornato l’ultima volta nel 2006 e di competenza regionale. Il Consorzio Zai è l’ente che ha il compito di gestire la Marangona, ovviamente in accordo con il Comune e la Provincia. Negli anni, e in particolare durante le amministrazioni Tosi e Sboarina, si è parlato della Marangona come luogo per accogliere le più fantasiose e irrealistiche proposte: dal cimitero verticale, all’ikea, passando per il nuovo stadio. In concreto gli unici passi avanti realizzati prima dell’amministrazione Tommasi sono stati l’aver diviso l’area in 5 lotti distinti da sviluppare individualmente, l’aver venduto uno di questi lotti (Corte Alberti) ad una grande azienda di logistica e aver realizzato un Masterplan per progettare lo sviluppo complessivo dell’area.
Il Partito Democratico in tutti questi anni ha sempre avuto una posizione chiara su ciò che deve succedere alla Marangona: è un’area vocata allo sviluppo nell’ambito dell’innovazione e della ricerca; in tal senso può essere l’occasione per creare lavoro di qualità in sinergia con l’Università di Verona e allo stesso tempo essere compatibile con edifici e impianti sostenibili dal punto di vista ambientale e del consumo di suolo. Il Masterplan realizzato dal noto urbanista veronese Giulio Saturni, denominato “Masterplan Marangona 2030”, prevede proprio questo, immaginando una nuova parte della città strettamente connessa con i quartieri e accessibile e usufruibile dai cittadini; il Masterplan rappresenta dunque il punto di partenza e di riferimento per il futuro di quest’area. Per questo ci siamo sempre opposti con forza all’uso della Marangona per fini commerciali e di logistica, in quanto queste destinazioni non produrrebbero alcun beneficio alla città, nessuno sviluppo nell’ambito del terziario avanzato e viceversa creerebbero disagi in termini ambientali, di traffico e di consumo di suolo.
E veniamo all’oggi. Tra maggio e giugno 2024 viene definito l’accordo di programma tra Comune, Provincia e Consorzio Zai per lo sviluppo della Marangona, accordo che entro i primi di luglio dovrà essere ratificato dal Consiglio Comunale. Con questo accordo potrà partire la realizzazione del lotto di Corte Alberti (già deciso dalla Giunta Sboarina) e si potrà procedere con la progettazione degli altri 4 lotti che, come previsto nell’accordo, dovranno “trovare attuazione in modo equilibrato e coerente, secondo i criteri funzionali fissati da un Masterplan che i soggetti sottoscrittori del presente accordo si impegnano ad approvare prima della presentazione dei Piani Urbanistici Attuativi (PUA) relativi ai restanti Ambiti Unitari di Intervento (AIU 2-3-4-5) previe forme di consultazione e di partecipazione dei soggetti portatori di interessi, in una prospettiva di transizione ecologica e di valorizzazione ecosistemica con particolare riferimento alla permeabilizzazione dei terreni e alla capacità drenante delle aree anche in riferimento a fenomeni estremi e al concetto di positive energy district, con indicazione di edifici autosufficienti dal punto di vista energetico e senza l’utilizzo di combustibili fossili per il loro sostentamento e con approccio di tutela e valorizzazioni delle biodiversità nelle aree verdi”.
I punti critici:
Nell’accordo di programma si fa riferimento ad un masterplan, senza specificare quale.
Si è persa l’occasione per essere molto più chiari su quali destinazioni dare agli altri 4 lotti, in particolare non si è posto uno stop alla logistica che quindi rimane ancora possibile in futuro.
La mancanza di un vero dialogo all’interno della maggioranza e con associazioni e cittadini ha creato profonde crepe nella coalizione e nei mondi che rappresentiamo e che ci hanno sostenuto.
Note positive:
L’accordo di programma, rimandando la progettazione degli altri 4 lotti dopo la sottoscrizione di un masterplan e di Piani urbanistici attuativi, lascia ancora aperto il destino della Marangona. In altre parole, non c’è scritto da nessuna parte che si cementifica o che si fa tutta logistica.
Anzi. Nella delibera che voteremo in Consiglio Comunale c’è scritto chiaramente che la destinazione logistica-distributiva è da ritenersi integralmente attuata con il lotto 1 di Corte Alberti.
L’amministrazione comunale si impegna ad approvare il Masterplan Marangona 2030 entro il 2024.
L’errore legato alla mancanza di dialogo che ha caratterizzato questo passaggio non si ripeterà.
È chiaro quindi che siamo di fronte ad un passaggio importante e delicato che genera comprensibili e condivisibili preoccupazioni (che ho anche io). Credo però che l’idea di un nuovo modello di sviluppo della città, alternativo alla destra, non sia cambiato rispetto alla campagna elettorale. Saper amministrare vuol dire anche saper superare queste difficoltà rimanendo uniti e non dimenticando la visione generale del lavoro che a fatica stiamo facendo.
Quando nel 2012 iniziai il mio mandato in Quarta Circoscrizione, il primo documento che venne proposto e approvato all’unanimità fu la richiesta di fare un parcheggio e uno spazio verde nell’area ex-Conagro tra Salita Santa Lucia e via Carlo Alberto Dalla Chiesa. Una richiesta fatta anche dalle amministrazioni precedenti per rispondere al bisogno di posti auto della zona e migliorare lo spazio attorno all’asilo nido.
Fu la prima di tante richieste cadute nel vuoto nell’immobilismo delle ammistrazioni Tosi e Sboarina.
Quando nel 2022 siamo entrati in carica come maggioranza Tommasi abbiamo subito ripreso questa proposta e, grazie ad un emendamento al bilancio a firma mia e dei consiglieri Poli, Segattini e Didonè, l’abbiamo finanziata. Dopo l’iter progettuale e di richiesta delle autorizzazioni da parte degli uffici, stasera è stata finalmente votata dal consiglio comunale. I lavori partiranno in autunno.
I lavori per unificare i sottopassi in via Città di Nimes sono durati più del previsto (inizialmente il cantiere doveva concludersi a metà aprile), ma ora siamo in dirittura d’arrivo. Si tratta del più grande e complesso cantiere che Verona abbia visto da Italia ‘90 e che serve per la realizzazione del Filobus.
Da lunedì 24 giugno inizierà la graduale riapertura che comporterà anche alcune nuove modifiche alla viabilità sulla Circonvallazione Oriani, che sarà interessata da nuovi lavori.
Si va quindi a chiudere una grande opera pubblica che chi ci aveva preceduto non aveva avuto il coraggio di fare per paura dei disagi che avrebbe comportato.
Il coraggio l’abbiamo avuto noi. I disagi ci sono stati, ma finalmente, oltre l’unione dei due sottopassi, si fa un grosso passo avanti verso la realizzazione del Filobus e la conclusione di questa odissea che dura ormai da 30 anni.
Nel Consiglio Comunale del 29 febbraio abbiamo respinto una mozione della Lega sul tema sicurezza. Una mozione vuota, che non diceva nulla e che serviva solo ad alimentare la bassa propaganda della destra. Nel mio intervento ho cercato di spiegare le ragioni del nostro voto.
Il consiglio comunale ha approvato il nuovo regolamento per la raccolta dei rifiuti urbani, riformando il vecchio regolamento del 2008 con importanti novità e aggiornandolo alle nuove normative in materia.
Sulla necessità di cambiare radicalmente la raccolta dei rifiuti a Verona ce lo dice lo stato attuale della situazione: Verona ha da molti anni una percentuale di raccolta differenziata ferma al 53%, ultimo capoluogo in Veneto e lontanissima dalle percentuali che le normative regionali ed europee impongono ai comuni.
A questo si aggiunge che le condizioni quotidiane dei cassonetti in molte zone della città non sono delle migliori, per usare un eufemismo.
Da ciò la scelta di cambiare sistema, estendendo in tutta la città la modalità combinata di contenitori ad accesso controllato, cioè che si aprono con la tessera, e il sistema porta a porta.
Sarà un cambiamento graduale, che verrà portano a compimento nel giro di qualche anno e con una preventiva campagna informativa quartiere per quartiere.
Questo sistema è ad oggi già attivo in Settima e in parte della Sesta Circoscrizione (San Michele, Madonna di Campagna, Borgo Frugose e Borgo Trieste). La sperimentazione avvenuta in questi quartieri ha consentito di osservare i punti di forza e i punti deboli del nuovo metodo di raccolta, permettendo di andare a correggere quest’ultimi e rafforzare i primi.
Il primo e più evidente punto di forza emerso con questo nuovo sistema è che la raccolta differenziata è salita al 70%, un risultato che permette di ridurre la quantità di rifiuti che vanno in discarica e di avvicinarsi alle percentuali degli altri comuni del Veneto. Si è registrata, inoltre, una diminuzione significativa di chi arriva da fuori a conferire rifiuti, oggi un grosso problema in molte zone della città.
Tra i punti deboli, il mancato ritiro della tessera di diversi residenti, il che ha comportato molti sacchetti dell’immondizia lasciati fuori dal cassonetto. Per questo nel regolamento è stata prevista una sanzione per chi, dopo diversi richiami, non provvede a ritirare la tessera per conferire i rifiuti.
Non solo; è stata introdotta la figura dell’ispettore ambientale, che avrà il compito di garantire il corretto funzionamento del sistema.
Ultima novità particolarmente significativa è la rimodulazione della TARI sulla base del rifiuto prodotto. In poche parole viene premiato con una tariffa più bassa chi produce una maggiore percentuale di raccolta differenziata. Perché il buon funzionamento di un sistema di raccolta dei rifiuti dipende dai comportamenti e dal senso di responsabilità dei singoli cittadini. Il nuovo regolamento crea le condizioni per una gestione corretta e consapevole. Metterla in atto sta ad ognuno di noi.